Sull'Insegnamento religioso nelle scuole.

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Veden_Kuu_Henki
view post Posted on 25/9/2008, 13:42




Meditando su quali siano le mie ambizioni e sui mezzi reali attraverso i quali potrei renderle concrete, è sorta una riflessione nell'ambito dell'insegnamento religioso nelle scuole, a parer mio da rivedere. Premetto che se volessi insegnare Religione, dovrei innanzitutto essere Cattolica, vivere a modello Cattolico, essere riconosciuta dal Vaticano (questi almeno i requisiti comuni che traspaiono da ogni fonte dalla quale io mi sia informata). Il problema a mio avviso sta proprio nel fatto che viene sottintesa Cattolica dopo la parola Religione, come se fosse scontato che l'insegnamento di tale materia non sconfinasse da nessuna parte al di là di questo aspetto. E lo chiamo aspetto proprio perché è limitativo nei confronti di un argomento così vasto di per sé, e di rilevante importanza.

Ora, può essere comprensibile che le cose impieghino il loro tempo a cambiare, seguendo le generazioni. Sarebbe comprensibile che se ad esempio un anziano educato in un certo modo leggesse ciò che sto per scrivere, sarebbe alquanto scettico e rifiuterebbe anche solo di prendere in considerazione ciò per una mera riflessione. Qui si delinea appunto un altro problema, ovvero le persone che gestiscono le questioni religiose, che sono spesso e volentieri molto in là con gli anni e questo comporta che, prima di tutto, sovente non usino un linguaggio comprensibile ai giovani e non suscitino interesse (perché purtroppo, noi esseri umani siamo maggiormente influenzati dalla persona che esprime il messaggio e non dal messaggio in sé); in secondo luogo, una mancanza di gioventù per la gioventù lascia sussistere le pratiche e le abitudini di decenni fa con la realtà e l'espressione odierna senza che trovino una co-incidenza.

A prescindere da questo, c'è da chiedersi prima di tutto come nel sistema scolastico, che di per sé dovrebbe essere laico, possa esserci ancora il Vaticano di mezzo. Mi ricordo di aver studiato che il potere della Chiesa e quello dello Stato si siano separati un bel po' di tempo fa. Qui, sussiste tutt'oggi in certi campi, a quanto pare. E questo è segno di quanto questo campo stia avanzando molto lentamente. E questo è un'altra cosa che porta meno entusiasmo nei giovani, che piuttosto di darsi da fare e ricostruire qualcosa che sa di pratiche e credenze create a tavolino, praticamente aggiunte a scopi sociali ed egoistici allo spirito grazie al quale la stessa religione è nata, se ne disinteressano totalmente oppure appoggiano correnti distruttive.

Mia madre è catechista. Attraverso alcune nostre lunghe discussioni, interessanti e quasi sempre pacifiche, alterate solo dal voler far prevalere, cosa sbagliata, i nostri due caratteri uguali, idealisti, ma con idealismi diversi giacché io non sono Cattolica, è impressionante come il Catechismo sia analogo all'insegnamento religioso nelle scuole. Forse una visione esterna può essere più fruttuosa di una visione dall'interno come Cattolica e/o Cattolica praticante. Non vedo quindi l'utilità dell'insegnare la stessa dottrina due volte.

Oltretutto, facoltativa. Meglio sia facoltativa, piuttosto sia obbligatoria anche per chi non aderisce. Ma la necessità oggigiorno la pretenderebbe obbligatoria, cambiando però il sistema. Cambiando ciò che si insegna. Sarebbe necessario, se l'insegnamento fosse ampliato e la materia trattata diversamente. Ciò che si cerca di inculcare fin da bambini attraverso una cosa che si spaccia per insegnamento è la fede. Ma come si fa ad insegnare la fede? Non si può credere a ciò che non si capisce, anche se per capire bisogna essere predisposti a credere (citando S. Agostino: "Crede ut intelligas, intellige ut credas" ), ma d'altra parte non si può comprendere qualcosa che viene omesso.

Troppo spesso mi sembra si confonda la fede con i dogmi. Amo cercare e trovare le analogie e le connessioni tra le varie cose, e trovo che le religioni (intese come dovrebbero essere intese) abbiano in comune quello stupendo obiettivo di migliorare l'uomo, attraverso e per il riavvicinamento a Dio, o comunque quella Somma Entità vista e chiamata in modi diversi. Così, non si può distinguere la fede cristiana, dalla fede musulmana, la fede è ciò che unisce le correnti e non le divide. Pertanto, la fede è indispensabile alla religione, ma non la seconda alla prima. La religione si presenta quindi come un processo cognitivo, un insieme di teorie, simbolismi e pratiche che tra loro si incastrano per avvicinare l'uomo all'Uomo creato da Dio, spinto dalla fede.

Insegnare Religione Cattolica nelle scuole "stona" con il resto, se paragonato alle altre materie. Per portare un esempio, sarebbe come insegnate Storia del Nazismo al posto di Storia (relativamente alle scuole primarie, secondarie e superiori). E' ovvio che se un bambino non viene aiutato ad allargare gli orizzonti, cresce vedendo davanti a sé solamente una strada e, non essendo abituato a pensare e riflettere, tende ad avere a disposizione solo tre scelte: aderire, non-aderire inteso come agire in ribellione, o non-aderire nel senso di astenersi dall'interessarsi. Rivoluzionando il sistema di insegnamento religioso, cambiando la denominazione in Insegnamento della Cultura Religiosa, e agendo di conseguenza si eviterebbe almeno in parte che la poca affinità con una spiritualità ormai morta prenda troppo campo, e anzi, forse si riuscirebbe a cambiare radicalmente questo senso di repulsione che troppe persone ormai hanno parlando di religione. Una volta che maturando si sceglie poi di aderire al Cattolicesimo, la formazione solo allora sarà di competenza del Catechismo.

L'utilità del cambiamento sta anche nel fatto che questo tipo di educazione porterebbe all'apertura al dialogo, alla conoscenza e comprensione dei fatti accaduti che hanno portato una religione a cambiare le sue visioni e le sue pratiche nel corso degli anni, su come sia stata a volte motivo di unione a volte di divisione, a volte troppo strumentalizzata: solo questo basterebbe per indirizzare alla tolleranza, perché la conoscenza vera porta al di fuori dai pregiudizi. L'insegnamento della Cultura Religiosa, nulla togliendo alla tradizione italiana che vede il cattolicesimo come religione più diffusa - non usiamo il termine ufficiale per favore -, non mira tanto all'insegnamento della pratica, quanto alla comprensione della diversa storia, filosofia, e del simbolismo pure, poiché i miti, le leggende, le parabole spiegano concetti ben più ampi a mio avviso da quelli palesi, messi in chiave semplicistica che apre soltanto una porta d'accesso verso conoscenze superiori.

E per mettere in atto tutto ciò, l'insegnante dovrebbe cercare di essere il più obiettivo possibile a prescindere dal proprio percorso religioso, poiché il suo compito differirebbe dal dare l'esempio della vita secondo i canoni religiosi, come dovrebbe teoricamente comportarsi un catechista, ma contribuire (come del resto ogni maestro) alla formazione del pensiero degli alunni, seguire i loro progressi e le loro difficoltà nel saper usare la mente nella propria materia, nell'avere un corretto approccio alla dottrina e imparare, imparare, imparare, per poi scegliere la propria strada. Ecco, gli insegnanti dovrebbero essere più maestri: l'esempio da seguire non si da tanto in ciò che si insegna se non si possiede un retto parlare e un retto agire.

Purtroppo tutto ciò non esiste ancora. con tutta questa riflessione non intendo mettermi contro l'insegnamento religioso ma con. Mi metto contro la concezione comune,che arriva ormai a volte ad essere imbevuta di fanatismo, altre volte di nichilismo passivo, contro un sistema che svalorizza non solo la propria ma anche le altre religioni, ostacolando un confronto corretto e prevenendo un individuò già nei primi anni di vita ad esso.


Veden Kuuhenki
 
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