Veden_Kuu_Henki |
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| Eraclito nasce nel 520 a.C. ad Efeso. Fu un pensatore solitario, distaccato dalla vita politica - cosa inusuale per un filosofo del tempo, e celebre per essere stato nominato "il primo filosofo oscuro", a causa del carattere esoterico ed ermetico delle sue opere.
Sosteneva che il lato più nascosto delle cose fosse quello più importante, quello che riportava l'armonia delle stesse: questa armonia era data dagli opposti (qualitativi) che si combinavano all'interno della stessa sostanza, intendendo che, per esempio, se l'aria calda cambia deve necessariamente ricadere nel suo opposto, ovvero diventare meno calda - più fredda. Celebre la frase "Nello stesso fiume non è possibile discendere due volte": infatti, pur essendo sempre noi a discendere e trovandoci sempre nello stesso luogo, le circostanze sono diverse in due momenti diversi - l'acqua che ci bagna non è la stessa di prima. Da qui il motto "Pànta rhéi - Tutto scorre", per indicare l'eterno flusso del divenire universale.
Ciò che consentiva al sapiente di accedere a queste intuizioni divine, non erano per Eraclito un gran numero di conoscenze: molte volte, infatti, le troppe nozioni portavano solamente alla confusione, e al distogliere la propria ragione dalla percezione del logos (che raffigurava la Ragione stessa, le Leggi naturali e il discorso per spiegarle).
Individuava l'arché (ovvero il principio primo della natura) nell'elemento del Fuoco: tutto da esso era generato, a seconda della rarefazione si aveva una diversa densità nei corpi, inoltre il fuoco era simbolo dell'armonia nell'opposizione, giacché era al contempo vita e distruzione, e poteva cambiar forma e dimensione pur rimanendo la stessa sostanza.
La domanda che mi pongo è: il Fuoco è inteso solo in senso fisico? Oppure metaforico?
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