Il valore dell'Ermetismo, "sano egoismo"?

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Veden_Kuu_Henki
view post Posted on 20/1/2009, 15:14




Le filosofie esoteriche sono trasmesse molte volte chiedendo un ermetismo. Che valore ha quindi?

Se andiamo indietro pensando anche solo semplicemente a filosofi quali Platone o Pitagora, il primo in particolare, riservava alcuni suoi scritti al pubblico (per quanto riguarda Platone, pochi; Aristotele in maggior quantità), ma alcuni invece erano riservati agli studenti dell’Accademia o che comunque da loro prendevano lezioni. Gli scritti per così dire, interni, venivano chiamati esoterici; gli esterni, essoterici. Platone era dell’idea che le dottrine più importanti dovevano essere trasmesse solo a pochi, poiché se passavano di mano in mano si correva il rischio di essere fraintesi.

Il problema è che l’ermetismo, con il tempo, ha perso in un certo senso il suo valore originario e a parte la spiccata divulgazione di alcune dottrine esoteriche poste come verità assolute che possono essere oggetto o di scherno o di fanatismo (entrambe derivano da una mancata comprensione e dialogo), viene visto quasi come sinonimo di “malvagio”, proprio per l’aura enigmatica che agisce su chi ne ignora la profondità degli argomenti. Pensiamo per esempio all’alchimia e la sua introduzione nelle logge massoniche: forse è uno degli esempi più chiari di degenerazione. La domanda più lecita quindi sarebbe: se le dottrine esoteriche sono di miglioramento all’essere umano (o almeno, lo scopo di esse era questo all’origine e lo sarebbe tutt’ora), è giusto mantenere un ermetismo “protettivo” per il proprio lavoro interno e per il rispetto delle dottrine stesse, o è semplicemente un atto di egoismo e di distinzione rispetto alla massa?

Personalmente, io credo che se veramente si comprende ciò che le dottrine insegnano, è poco probabile cadere nella ragnatela dell’ego (anche se possibile). Ma purtroppo, Platone aveva ragione.
 
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